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Via Maggio, n 7 Alla scoperta del Palazzo Ricasoli Firidolfi

Via Maggio, n 7 Alla scoperta del Palazzo Ricasoli Firidolfi

Itinerario non guidato in Oltrarno: TAPPA n. 3

Eccoci ancora in Via Maggio alla scoperta dei tanti tesori custoditi in questa bellissima via.

Al n.7, sul lato sinistro della strada, si erge il Palazzo Ricasoli Firidolfi, uno dei palazzi più belli e armoniosi di questa via. Costruito ai primi del '500 su edifici preesistenti dei Velluti, il palazzo fu commissionato da Giovanni Francesco Ridolfi a Baccio D'Agnolo e passò poi, nel tardo '700, a Maria Lucrezia Firidolfi e, infine, a Gian Francesco Ricasoli, marito di Maria Lucrezia.

Il Palazzo è caratterizzato da una serie di finestre inginocchiate a piano terra e centinate ai piani superiori con sfoggio di numerosi elementi artistici in ferro battuto. All'interno, un notevole cortile rinascimentale con colonnato e una cappella decorata da Giorgio Vasari.

L'antica casata fiorentina dei Ricasoli è citata a partire dall'XI secolo con Geremia di Ildebrando, di origini Longobarde. Il figlio Ridolfo suo successore, potente personaggio, dette vita alla famiglia Firidolfi (Filiis Ridholphi) ottenendo l'accorpamento dei due nomi definitivamente nel 1187. I Ricasoli nel XII e XIII secolo, si dimostrarono valorosi uomini d' arme guadagnandosi la stima dell'Imperatore Federico Barbarossa e di Arrigo VI per i quali avevano combattuto, ricevendo in feudo numerosi castelli. Se ne contavano più di trenta, alcuni nella Val di Sieve, altri nel Valdarno Superiore e altri ancora, la maggior parte ubicati nel Chianti .

L'attività principale dei Ricasoli consisteva nella viticoltura che, già nella metà del 1100, praticavano nelle grandi estensioni di terre intorno all'imponente e fortificata residenza del Castello Chiantigiano di Brolio. Alla metà del 1200 due componenti della famiglia, Ranieri e Ugo dettero l'avvio ai due rami principali della casata: Il primo: i Ricasoli del Ponte alla Carraia e il secondo i Ricasoli Baroni. Ranieri, in origine Ghibellino, si convertì alla fede Guelfa nel 1260 partecipando con l'esercito fiorentino alla tragica battaglia di Montaperti rimanendo miracolosamente illeso. Egli, trascorsi appena sei anni, prese parte attiva con successo alla battaglia di Benevento la cui vittoria ridette potere ai Guelfi con la conseguente conquista di numerosi castelli posti in terra Senese. Per le sue qualità di coraggioso uomo d' arme si guadagnò la stima dei fiorentini tanto che all'inizio del 1300 per il clima favorevole che aleggiava intorno alla casata, suo figlio Rinaldo prese residenza tra i nobili della città. Fra i tanti discendenti si distinse Rinieri che nel 1468 fu priore della Signoria fiorentina. Fu in quel periodo che il Ricasoli ordinò a Michelozzo la costruzione del Palazzo presso il Ponte alla Carraia, il magnifico Palazzo tutt'ora esistente, nel quale prese stabile dimora con tutta la famiglia. Altri discendenti abbracciarono la carriera ecclesiastica, altri ancora fino al XVII secolo ottennero la dignità di senatori. Intorno al 1670 Giovanfrancesco di Paolo Ricasoli fece parte dei Cavalieri di Malta, partecipando a numerose imprese nell'isola per la quale nutrì particolare attaccamento. La sua florida situazione economica gli consentì di elargire grosse somme di denaro per la fortificazione dell'isola di Malta, tanto che le autorità Maltesi vollero in seguito chiamare Ricasoli il forte, posto sul fronte isolano della Punta dell'Orso.

L'altro ramo, Ricasoli Baroni, ebbe inizio con il fratello di Ranieri Ugo D'Alberto, anch'esso Guelfo e partecipante alla battaglia di Montaperti. Perseguitato dai Ghibellini, subì la distruzione di molti suoi castelli e fu costretto ad allontanarsi dalla città, nella quale tornò nel 1280 dopo la firma del trattato di pace fra le fazioni, ratificata dal Cardinal Latino. Intorno alla metà del XIV, fra i vari discendenti, si fanno i nomi di: Bindo che tramò contro Firenze alleandosi ai Visconti ed ai Senesi, e di Albertaccio, benemerito della Repubblica fiorentina, al quale il Governo Repubblicano concesse la sepoltura gratuita nella Basilica di Santa Croce. Con il discendente di Albertaccio, Rinaldo, nel 1444 si estinse uno dei rami della casata che Bindaccio di Granello riattivò riprendendo un ramo dei Ricasoli Baroni. Nel corso del 1500 un' altro discendente Antonio di Bettino sostenitore dei Medici, fu numerose volte Priore e Gonfaloniere di Giustizia. Cadde in disgrazia nel 1527 per la cacciata dei Medici fu condannato a morte ma riuscì a fuggire trovando ospitalità a Roma presso Papa Clemente VII. Durante il periodo del Granducato Mediceo, molti discendenti della casata parteciparono alla vita politica fiorentina ottenendo titoli ed onori. Alla fine del 1700 sotto il Granducato dei Lorena i Ricasoli ebbero alienati i feudi ed i loro territori furono posti sotto l'amministrazione granducale. Si giunge così al 1809 quando nasce il più conosciuto e famoso dei Ricasoli: il Barone Bettino Ricasoli. Bettino, il "Barone di ferro", uno dei più grandi uomini politici della sua epoca. Egli fu nel 1859 capo del governo provvisorio della Toscana, nel 1861 capo del governo del Regno d'Italia ricoprendo anche le cariche di ministro degli esteri, degli interni e della guerra, nel 1866 fu di nuovo presidente del consiglio a capo del governo di conciliazione nazionale. Sette furono le legislature che occuparono la sua carriera politica di deputato al parlamento.

Il Barone Bettino Ricasoli morì nel suo Castello di Brolio presso Gaiole in Chianti nel 1880 all'età di 71 anni dove ora è sepolto nella cappella di famiglia.

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