Orestea

L’Orestea di Eschilo è l’unica trilogia tragica del V secolo a.C. a essere giunta completa fino ai giorni nostri: una riflessiva esplorazione della saga degli Atridi, storia potente fin dall’intreccio, quando Agamennone tornato a casa dalla guerra di Troia, è ucciso dalla moglie Clitennestra e vendicato dal figlio Oreste.

Il testo tragico di Eschilo è inizialmente assunto nella sua integralità, ma condensandone ed espandendone i nuclei fondamentali con linguaggi e tecniche cari ad Anagoor (la visione, l’orazione, il canto e la danza corali), fino a tradirlo, affiancandolo o sostituendolo con un arcipelago di altri testi che complica l’orizzonte della meditazione sul male e sulla fragilità del bene, e sulla lingua che li descrive. Sullo sfondo il discorso ontologico che è l’impalcatura del pensiero di tutto l’Occidente, la sua intima contraddizione e la sua pericolosità; in primo piano la fiducia in una parola persuasiva, che dissolva come nebbia al sole, o incanti dolcemente, il dolore che proviene dalla fede assoluta che l’essere finisca nel niente.

Siamo la trasmissione ereditaria di quel dolore, eppure per ciascuno di noi c’è un riscatto possibile.