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Cinema: “La dignità trionfa sempre”

Cinema: “La dignità trionfa sempre”

Giovedì 07 Febbraio 2019 Ore 08:21

Lo dice il grande pianista afroamericano Doc Shirley, in una scena del film che ha già incassato cinque nomination agli Oscar 2019: miglior attore protagonista per Viggo Mortensen, miglior attore non protagonista per Mahershala Ali, miglior film, miglior sceneggiatura originale e miglior montaggio.

E di sicuro la dignità è il perno attorno al quale cresce, chilometro dopo chilometro, l’amicizia tra il rude ex buttafuori Tony ‘Lip’ Vallelonga (Mortensen) e il suo nuovo, raffinatissimo datore di lavoro - il virtuoso del piano ‘Doc’ Shirley (Ali). Siamo a New York, nel 1962: rimasto disoccupato dopo la chiusura del nightclub in cui lavora, Tony accetta di fare da autista a Doc in una lunga tournée di concerti, nel sud razzista degli Stati Uniti. Il loro viaggio è un Incontro con la I maiuscola, di quelli che permettono davvero a due persone di scambiarsi qualcosa: dai primi contrasti nell’abitacolo della Cadillac fino alle scene drammatiche che li vedono affrontare uno tra i più orrendi mostri creati dall’uomo: l’apartheid. Il tutto dipinto in estremo equilibrio tra ironia e riflessione, grazie all’impeccabile sceneggiatura firmata dallo stesso regista, Peter Farrelly, con Nick Vallelonga, il figlio del vero Tony (Frank Anthony Vallelonga).

Scambiarsi qualcosa significa soprattutto mettersi nei panni dell’altro, esercizio quanto mai raro anche dalle nostre parti, tanto più arduo se si è così ‘diversi’, come lo sono Doc e Tony (e i loro straordinari interpreti sul grande schermo). E se giorno per giorno è la rozzezza del secondo a dissolversi lentamente nella grazia del primo, è pur vero che la semplicità di Tony riesce a far tornare il sorriso sul volto di Doc, così come a raggiungerne il cuore: “Il mondo è pieno di gente sola che non si decide a fare il primo passo” – gli dice l’autista dandogli la buonanotte. Come è la stessa, cruda linearità di Tony che ricorda al pianista che cos’è la coscienza di classe: un passaggio doloroso, che dalle lacrime approda alla scena più liberatoria del film, in cui la sua musica risuona finalmente per chi se la merita.

Ma attenzione, solo a un primo sguardo uno dei due personaggi incarna il genio (Doc) e l’altro il coraggio (Tony), in una rigida spartizione di ruoli che scivolerebbe inevitabilmente nella banalità. “Il genio non è sufficiente, serve il coraggio per cambiare l’animo della gente”- dice infatti il violoncellista del trio, spiegando perché nel sud razzista Doc ha deciso di andarci lo stesso, pur se a caro prezzo. Mai caro come quello della sua dignità. 

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